Venerdì 14 maggio si è svolto un Convegno via web all’Università degli studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, per fare il punto sul ‘Fallimento del riformismo degli anni Novanta’ e per ragionare sul dominio del principio concorrenziale come criterio dell’intera vita sociale. Una realtà ben visibile nei servizi pubblici (liberalizzati e sottoposti alla regolazione di autorità non politiche), nelle scuole e nelle università (divenute imprese in concorrenza fra loro per l’acquisizione degli studenti e la ripartizione delle risorse), nel mondo del lavoro (con la precarizzazione di tanti individui isolati portati ad agire come ‘imprenditori di se stessi’), in cui si assiste ad una paradossale trasformazione degli sfruttatori in sfruttatori(‘imprenditori’, secondo il linguaggio neoliberale) di sé stessi.
La registrazione del Convegno:
Il seminario online è stato moderato da Carlo Iannello e si è articolato in tre sessioni, con ricercatori e studiosi che si si sono soffermati sui risvolti economici, giuridici e sociali evidenziati nell’ultimo quarto di secolo: L’espansione del mercato (con relazioni di Salvatore D’Acunto, Sergio Marotta e Valeria Nuzzo), La pubblica amministrazione come impresa (con Roberta Calvano e Chiara Giorgi), Il ‘mercato’ elettorale e la concorrenza fra le istituzioni (con Claudio De Fiores e Carlo Iannello).
L’obiettivo del dibattito scientifico, intorno alla critica dei paradigmi dominanti di stampo neo-liberale, si è posto come fine quello di ridare consistenza ai valori sostanziali sanciti dalla nostra Costituzione, come la solidarietà e la giustizia sociale, incompatibili con un principio concorrenziale che pretende di regolare l’intera vita sociale. Le conclusioni sono state tratte dal prof. Gaetano Azzariti.
L’analisi si è focalizzata a partire dagli anni Novanta, quando si è realizzata una profonda trasformazione dello Stato: si è passati dallo Stato gestore allo Stato regolatore. Non si è trattato di un ritorno al passato liberale, ma di una radicale metamorfosi del ruolo dello Stato, diventato il garante della massima espansione di un principio concorrenziale assurto a criterio regolatore dell’intera vita sociale.
Questo dominio del principio concorrenziale è ben visibile nei settori tradizionalmente considerati economici, i servizi pubblici, che sono stati liberalizzati e sottoposti alla regolazione di autorità non politiche, ma in realtà ha pervaso tutta la vita associata. Scuole, al plurale, ed università sono diventate imprese in concorrenza per l’acquisizione degli studenti e per la ripartizione delle risorse. La logica concorrenziale ispira ormai il comportamento dei loro attori. Gli studenti acquisiscono ‘crediti’ formativi: lo studio è considerato una forma di investimento (nel cosiddetto ‘capitale umano’). I docenti sono sottoposti alla VQR, cioè al controllo di qualità dei ‘prodotti’ (non saggi), così definiti nei format ufficiali, come le imprese, appunto. Presidi e rettori sono manager.
La stessa logica aziendalista ha pervaso la sanità, a partire dalla istituzione delle aziende sanitarie. Le leggi elettorali degli anni Novanta hanno contribuito alla emarginazione del Consigli elettivi e al dissolvimento dei partiti, trasformando il dibattito politico in un nuovo mercato, quello elettorale, in cui i leader si contendono il consenso con gli strumenti propri del marketing aziendale. Per non parlare del lavoro, un mondo in cui la precarizzazione ha avuto l’effetto di frammentare i precari in tanti individui isolati portati ad agire come ‘imprenditori di se stessi: lo sfruttamento del capitale sul lavoro (di novecentesca memoria) e il conflitto sociale sono stati trasformati in una paradossale quanto ingannevole forma di ‘autosfruttamento’.
E c’è, infine, il federalismo centrifugo e concorrenziale, introdotto dalle riforme Bassanini e cristallizzato nel nuovo Titolo V, che ha ricondotto anche le relazioni tra enti territoriali all’interno del principio di concorrenza.
La Locandina del Convegno: